martedì 24 agosto 2010

i dossier di nerditudine: x factor! e la principessa delle amazzoni in missione!


Wonder Woman 601
di J.M. Straczynski & D. Kramer

lo ammetto, straczynski non mi piace: molto sopravvalutato, ha avuto la chance di scrivere per alcune delle più importanti serie della marvel spesso apportando modifiche e "rivoluzioni" di dubbio gusto.
il suo banale thor ha avuto il pregio di essere disegnato divinamente (è il dio del tuono, del resto) da coipel, ma le storie erano alquanto innocue, inutili e diluite su un numero spropositato di albi.
ma agli editor il nostro piace, e così quando si è stancato - ufficialmente perché le sue idee per il personaggio dovevano piegarsi a troppe esigenze crossoveristiche - del biondo tonante, zac! ecco che gli danno superman, e zac! ecco che gli danno wonder woman.
e se il primo tutto sommato non necessita di altro che di buone storie, la principessa diana, dopo anni di incertezze narrative, ha bisogno di essere rifondata.
j.m.s. ha pensato bene di sfondarla.
così il primo numero della nuova gestione comincia con una diana - in questa nuova versione sembra essere appena maggiorenne - che si precipita dall'oracolo per chiedere qual è la vera storia del suo passato. la prima metà dell'albo è spesa così, in un lungo flashback che vede la distruzione dell'isola paradiso e l'assassinio della maggior parte delle amazzoni (compresa la regina ippolita) ad opera di un'organizzazione sconosciuta.
la missione di diana è ora quella di rintracciare le amazzoni rimaste in vita e disperse nel mondo prima che la malefica organizzazione le trovi e le uccida.
questo il setting in cui j.m.s. ha deciso di ambientare le nuove avventure di wonder woman: lui ha promesso che non ricorrerà a terre alternative, a what if, a sogni, a dimensioni parallele e che tutto in breve tempo confluirà nella continuity "normale" del personaggio e dell'universo dc. teoricamente quest'operazione dovrebbe servire a ristabilire gli aspetti fondamentali del personaggio e a presentare una versione più "urbana" e meno mitica delle sue avventure.
per ora ci accontentiamo così: ero pronto a criticare in maniera feroce la prova di straczynski, ma tutto sommato l'albo non è male, si legge facilmente e mette curiosità, se non altro per capire come l'autore andrà a districare i fili della matassa di una continuity chiaramente molto ingarbugliata.
i disegni di don kramer sono buoni: niente di eccezionale, ma la narrazione è esemplare. avendolo visto lungamente al lavoro su jsa non mi sono stupito della sua attenzione ai dettagli e della fluidità delle tavole. tra le novità, la sua diana appare giovane e "scavezzacollo", piuttosto che altera e invincibile, e questo (credo) è in piena sintonia con le direttive di j.m.s..
un buon inizio, ma da monitorare: il rischio di scazzare è alto.

il giudizio del nerd: ### (su cinque)

[MAKE MINE MARVEL]
x factor
ci vorrebbero troppe parole per spiegare perché, negli anni '80, si sentisse la necessità di una nuova serie mutante. all'epoca c'erano già l'uncanny x men campione di vendite e i nuovi mutanti di claremont/sienkiewicz che reggevano bene la scena (anzi, forse per un buon periodo erano meglio della serie madre).
ma. tutti avvertivano la necessità di storie mutanti più classicamente supereroistiche: gli uncanny erano ormai un manipolo di donne logorroiche accompagnate dal logan ormai attrazione principale e dalla migliore versione di nightcrawler (unico personaggio che portava un pò di leggerezza alla serie).
c'era bisogno di mutanti che non fossero reietti, che fossero acclamati come eroi e, per dio, che fossero anche meno cupi di quelli claremontiani. e c'era bisogno della squadra originale: ciclope -diviso dall'amore per due donne l'una clone dell'altra - , angelo, bestia uomo ghiaccio e jean grey. costoro, fingendo di dare la caccia ai pericolosi mutanti che si nascondevano nelle strade del marvel universe (ed era questo che li rendeva popolari ed eroici), in realtà perseguivano lo scopo di aiutarli a crescere e a sviluppare i loro poteri, come xavier aveva fatto con loro.
da qui nasceva l'aspetto più controverso della prima versione di x factor: se al lettore era chiaro che il loro intento era buono, agli altri gruppi mutanti gli x factor apparivano come nemici. che scorno, per gli x men originali.
all'epoca in cui marvel universe (play press) pubblicava queste storie, nel guazzabuglio editoriale italiano della marvel in italia degli anni 80, a me - ebbene sì - x factor piaceva assai.
louise simonson - scrittrice che a ragione tutti ritenevano essere mooolto inferiore a claremont - cominciò a scrivere le sceneggiature dopo i primi 5 numeri scritti dal poco ispirato bob layton e seppe rivitalizzare la serie con molte buone idee, conferendo tra l'altro ad apocalisse il ruolo di villain per eccellenza del nuovo gruppo. dopo pochi albi il posto di disegnatore venne preso dal marito della weezie e graficamente la serie divenne spettacolare. i numeri si susseguivano, apocalisse creava i suoi cavalieri, tesseva le sue trame, angelo veniva ferito , gli venivano tolte le sue ali, diventava arcangelo, cameron hodge - fino a quel momento finanziatore e amico di x factor - gettava la maschera e si rivelava il peggior nemico possibile, all'orizzonte di profilava il tanto sospirato primo scontro/incontro con gli uncanny x men, inferno, insomma tutto era eccitante.
poi tutto finì: verso il numero 40 la serie non aveva più motivo di essere letta, tutto ciò che la rendeva divertente non c'era più.
e weezie dovette inventarsi trame scialbe: la storia con i celestiali e la nave senziente, le varie avventure amorose dei 5 membri, etc... fino all'abbandono della serie col numero 64.
x factor forever: ma perché?
nel 2010, l'editor mark paniccia pensa bene che tutti gli x fan muoiano di curiosità. tutti, tutti vogliono sapere quali erano i piani della nostra intrepida scrittrice per i cinque x men originali.
ma lei non lo sa, non lo ricorda più. anche perché nel frattempo sono passati 25 anni e la nostra weezie (che, sia chiaro, a me sta simpaticissima!) non è più una giovincella, la memoria le fa difetto.
e questo lei lo scrive nella prima pagina di x factor forever, dove ammette di aver dovuto rileggere tutte le sue storie per ricordarsi dove voleva andare a parare. e poi, cerca e cerca, la trova: la storia che in tutti questi anni tutti volevano leggere e che lei nemmeno si ricordava (alla proposta di paniccia di scrivere una serie per continuare le sue vecchie trame la prima risposta della louise è stata - lo dice lei - "uh...") le appariva davanti nitida: perché non raccontare degli esperimenti di apocalisse per forzare l'evoluzione della razza umana (ancora?!), perché non raccontare qualcosa di più sulla nave senziente che funge da base ad x factor (uff...), perché non parlare ancora dei piani dei celestiali?
ecco, questo è quello che succede a forzare le cose. la simonson avrebbe dovuto dire che non se la sentiva, che tutto sommato non era rimasta nessuna storia da raccontare. e invece no, ha rispolverato tutte le storie che aveva già raccontato e ha deciso di ri-raccontarcele di nuovo.
questo, in sunto, x factor forever.
i disegni, almeno quelli, sono buoni. dan panosian, buon inchiostratore negli anni 90, come illustratore è un pò spigolosetto ma pare a suo agio con lo storytelling, e in qualche aspetto (ma questa forse è una mia personale suggestione) ricorda vagamente il grande walter simonson.

il giudizio del nerd: ## (su cinque)

x factor 207. nel frattempo, x factor continua con la sua attuale incarnazione: ora il gruppo, diretto da madrox, è un'agenzia di investigazione.
nell'ultimo numero, un nuovo caso per madrox & co: una donna (la dea hela sotto mentite spoglie) si presenta in ufficio e chiede che le venga recuperata una collana.
la serie, scritta da un peter david che sembra trovare nuova linfa lavorando sui mutanti, non è particolarmente ben disegnata: sebastian fiumara sembra un pò acerbo e poco ispirato.
poco male, la forza della serie sono i personaggi e la caratterizzazione: il gruppo è composto dai mutanti più "marginali" del marvel universe e david, si vede, può farci quello che vuole perché tanto non appaiono in nessun'altra serie: oltre a madrox ci sono longshot, rictor, monet, guido, syrin, shatterstar e rahne.
ultimamente poi abbiamo scoperto cos'è che rende significativa la presenza di personaggi come shatterstar (inventato - e questo dice tutto - insieme ad altri tremila personaggi da liefeld nei primi numeri di x force) e rictor. non dico nulla, basta guardare la vignetta qui sotto.


mutanti, gay, reietti, destinati a salvare un mondo che li odia: se li vede claremont li rende protagonisti del suo appassionante x men forever.

il giudizio del nerd: ### 1/2 (su cinque)

next: continua il ciclo di hickman e eaglesham su fantastic four, e le cose si fanno sempre più spettacolari; gli zombie si avvicinano sempre più, e stanno per arrivare su nerditudine...

sabato 21 agosto 2010

it's clobbering time! welcome back the fantastic fooooourrr!


[NEW KIDS ON THE BLOCK]
fantastic four 570-572
by jonathan hickman & dale eaglesham

ok, sappiamo tutti come funziona: il talento emergente di turno riceve una telefonata e tutto nasce da lì.

- john, sono tom (brevoort, editor dei f4)
- (emozionatissimo) dimmi tom...
- congratulazioni john, oggi ho pranzato con joe quesada e gli ho detto che il mio uomo sui fantastici 4 sei tu. che te ne sembra?
- beh... grande!! grazie boss!

e al diavolo con le riunioni editoriali, cavolo: le decisioni quesada le prende così, a pranzo. naturalmete hickman - che, ricevendo la telefonata di brevoort, cadeva dalle nuvole... - non ha potuto fare a meno di rilasciare interviste dicendo che lavorare sul quartetto è sempre stato il sogno della sua vita, che quando aveva 15 anni era il primo fumetto che leggeva ogni mese, che ha già pronte le sceneggiature per i primi 5 anni, e compagnia cantando.

chi è hickman? leggendo il suo profilo ho notato che ha scritto qualcosa per la image, e per la marvel ha sceneggiato secret warriors. in pratica, questo è il primo incarico di spessore.
e qui c'è una novità. da anni i fantastici 4 hanno bisogno di un turning point. per anni si è cercato il team creativo di grido che riportasse i 4 sulla cresta dell'onda: prima lobdell-davis, poi claremont-larroca, poi waid-wieringo, poi millar-hitch. adesso brevoort, davanti a un big mac e al faccione di quesada, decide di provare con uno sconosciuto.
risultato?
ottimo.
primi 3 numeri della gestione e c'è tutto, dalle trame immaginifiche e ai confini della realtà che i fantastico quartetto deve sempre avere, all'atmosfera familiare, ai problemi di coppia, all'azione e allo humour. c'è tutto.
nel primo story-arc reed incontra , in una dimensione fuori dal multiverso marvel, tutti gli altri possibili reed richards provenienti da tutti gli altri possibili universi. questa task force composta solo da reed richards vuole semplicemente risolvere tutto. si unirà anche il reed del nostro universo? come reagiranno i suoi cari? questi gli interrogativi posti nel corso della vicenda, che vede anche apparizioni di wizard, di galactus, di destino e dei celestiali.
dio buono, è tanta roba ma è narrata bene. se c'è un difetto nella storia è che tutto si svolge attorno alla figura di reed, lasciando in secondo piano susan e soprattutto la torcia e la cosa. ma hickman, che ha pure ripristinato la pagina della posta per comunicare coi lettori (quando sono ancora sconosciuti fanno sempre così, poi...) dice che questa era la storia che serviva per cominciare a raccontare le avventure della famiglia. dal prossimo numero la lente si sposterà su altri personaggi. vedremo, ma personalmente mi fido.
disegni: arriva dale eaglesham. e siccome lo conosco bene, e lo so che è lento perché quando disegnava la justice society era presente un numero sì e due no, so già che non resterà a lungo. verrà sostituito a breve da steve epting. ma intanto lui se la cava benone, dando ai personaggi un look decisamente kyrbiano soprattutto nei volti e disegnando tavole semplici ma spettacolari. per l'occasione si inchiostra da sè, e i risultati -facendo un confronto col ciclo di storie della jsa - si vedono bene: alla marvel sicuramente gli daranno altri progetti di prima grandezza. unico difetto, e in questo sono d'accordo coi recensori americani, i corpi troppo muscolosi: reed non è un culturista, e nemmeno johnny. ma tant'è, il resto è talmente ben disegnato che si può perdonare.
decisamente un buon inizio, e decisamente il miglior inizio di un team creativo alla guida del quartetto dai tempi (ohmygod) di walter simonson.

il giudizio del nerd #### (su cinque)

aria di ritorni anche alla dc, dove fortunatamente claremont non ha lasciato nessuna trama in sospeso, sennò gli farebbero fare pure un sovereign seven forever. sulla legione dei supereroi torna paul levitz, lo scrittore che insieme a keith giffen rese famosa la serie negli anni 80. mi riservo di leggere i primi numeri, di cui tutti dicono un gran bene. intanto alla casa editrice di superman arriva il talento dei talenti: j.m. straczinsky. e che scriverà? due eroi di primo piano: uno è l'uomo d'acciaio - tornato sulla terra dopo essere stato a lungo su new krypton - e l'altra è la donna più sfigata dell'universo: wonder woman.
povera principessa diana: nemmeno il tempo di scrivere un numero, e già non c'è più l'isola paradiso.






















next: diana, england rose, vs diana, themiscyra rose.
perchè straczinsky è considerato bravo?
inquietudine mutante: rictor e shattestar dormono insieme e rahne si incazza.
lousie weezie simonson: perché sono tornata su x factor.
e forse, ma solo forse, i benedetti zombies americani di robert kirkman.
stay tuned!

venerdì 20 agosto 2010

ancora mutanti!, scrittori!, ...e scienziati pazzi assassini!


BACK IN ACTION!!

x men forever 2 by claremont & grummett

La marvel sicuramente sente di avere qualche debito nei confronti di claremont, non c'è altra spiegazione. saranno le decine di migliaia di copie vendute negli anni 80 con uncanny x men (ma magari c'entravano anche disegnatori tipo john byrne, paul smith, john romita jr, marc silvestri e jim lee?!?!) , sarà che magari è amico di quesada, o consigliere di bendis, sarà... ma insomma, sta di fatto che nemmeno a jack kirby sono state concesse tante e tali libertà. claremont scrive una cosa tutta sua, si potrebbe dire quasi un progettino autoriale, ma lo fa usando i personaggi e i soldi della marvel.
perché?
perché quando ha provato a farlo coi soldi della dc si è dovuto inventare tutto (personaggi, situazioni, etc...) e il progetto è naufragato. sì: parlo di sovereign seven. una buffonata incredibile, che la dc cancellò in due anni. ma almeno all'epoca claremont era quello dei 16 anni sugli x men, era una superstar, si pensava che facesse vendere.
e oggi?
oggi claremont non è più un nome di grido, ma quesada, o chi per lui, ha deciso che insomma, non ci sono poi tante testate mutanti in giro e tutto sommato è anche giusto soddisfare la curiosità che ha tenuto col fiato sospeso milioni di fan in tutto il mondo: che cosa sarebbe successo agli x men se nel 1991 il malvagio editor bob harras non avesse deciso di sostituirlo con altri scrittori?

... meno male, va. adesso possiamo toglierci lo sfizio di sapere la risposta al fatale interrogativo.
e qui viene il divertente: scrivere le seguenti righe è stato meraviglioso.
vai avanti o lettore, e scopri cosa si cela nello scrigno delle trame segrete di chris claremont.

wolverine muore ucciso dal consorzio, un'organizzazione che fa tutto quello che tutte le organizzazioni fanno nel mondo degli x men: cerca di eliminare tutti i mutanti. e nel fermare le azioni corrotte del consorzio (di cui faceva parte, ma noooooo!!, anche tony stark) perde la vita anche hank mc coy, la bestia. con uno sconvolgente colpo di scena tempesta si incazza con tutti gli x men (in particolare con kitty pride, rea di averla sfigurata in volto) e decide di ritagliarsi un pò di spazio per sè. così invade il wakanda, rovesciando con la violenza pantera nera. fortunatamente il suo posto negli x men viene preso da una versione adolescente di se stessa, di cui dovremo capire di più in futuro, perché per ora il suo passato e i suoi scopi sono avvolti nel più fosco mistero.
nightcrawler, sospetto per uno scambio di poteri con rogue, è diventato umano, ma assorbe i poteri e i ricordi di coloro che tocca. e rogue invece? rogue è diventata blu, ha la coda e si teleporta. no comment.
e poi...
e poi i mutanti devono fare i conti con il "mutant burnout", la condizione che porta i mutanti a morire anzitempo.
e poi , siccome sono cacciati, temuti e reietti, decidono di architettare il più grande piano di sempre per difendersi: fanno esplodere la x-mansion e fingono di essere mortiiiiiiiii!!!
con tali e tanti problemi, potrà essere di aiuto il professor xavier?
ma che, scherziamo?! se al posto di comando c'è claremont è ovvio - ma ovvio, no? - che xavier è nello spazio.

ma andiamo, su.
il problema qui non sono le trame. il problema è che claremont ha un suo piccolo universo marvel che gestisce a suo piacimento; e siccome non è abbastanza, dopo la prima serie gliene fanno fare una seconda, con cadenza quindicinale.
allora, siccome non ho pregiudizi contro nessuno, ho pensato di cercare una qualche sua intervista recente per capire l'uomo. e mi sono trovato a leggere delle risposte saccenti, dette con tono sprezzante da uno che crede di sapere cosa vogliono leggere i lettori. cioè, lui non pensa di scrivere una cosa di nicchia, lui pensa di scrivere gli x men: è convinto che i lettori vogliano continuare a leggere questa merda (io lo farò, questo è certo). lui parla come un uomo a cui hanno scippato gli x men - maledetto harras, e maledetti tutti quei farabutti della marvel degli anni '90 - e li hanno dati in mano a gente malintenzionata come lobdell, nicieza e soprattutto - e qui casca l'asino, perché claremont gli dimostra insofferenza e grande rancore - morrison.
ma basta, torniamo a parlare del fumetto. bisogna ancora dire qualcosa sui disegni, no?
allora, il disegnatore è tom grummett. lati positivi: non dipinge. per il resto sembra di leggere una storia disegnata da cockrum, con i personaggini piccoli e muscolosetti che sembrano tutti teen-ager. nient'altro da aggiungere, a me non piacciono.
prima di lasciare l'ultima parola al nerd, desidero insistere su un concetto: jack kirby non ha ricevuto tutti questi onori.

il giudizio del nerd: # (su cinque)

comunque, nel mondo dei comics sembra spirare aria di ritorni in questo periodo: insieme a claremont, è tornato nel ruolo - ma a me sembra incredibile - di disegnatore regolare di uncanny x men nientepopòdimenoche il mitico whilce portacio. e soprattutto è tornata louise weezie simonson, per un progetto entusiasmante che non mancherà di lasciare col fiato sospeso i lettori: x factor forever. ecco il piano dell'opera: cosa sarebbe successo se nei primi anni '90 la simonson non fosse stata costretta da harras a lasciare il posto di scrittrice su x factor a favore di peter david?
o mio dio, dove l'ho già sentita questa? ... ma ne parlerò più avanti, nella prima puntata dell'angolo della malvagità.

[CLASSIC REVIEWS] (uahuah, mi piacciono i titoli della rubriche).
greystorm 1-11 by bonelli editore


osservare i movimenti della bonelli negli ultimi anni è interessante: alla bonelli non si fa niente a caso. e la bonelli è cambiata molto, negli ultimi 15 anni: una volta esistevano solo le serie infinite, non legate ad autori particolari ma scritte ogni mese da un diverso sceneggiatore, una volta non c'erano riferimenti - se non raramente - a storie passate, una volta non c'era continuity e le storie erano sostanzialmente autoconclusive.
qualcosa è cambiato col debutto di nathan never -nei primi anni 90, in pieno boom dei supereroi in italia, basti pensare che nasceva appunto la marvel italia ed esistevano riviste come american heroes e all american comics - che aveva una sua continuity, un sacco di misteri che venivano centellinati numero dopo numero, uno stile di disegno meno ingabbiato nelle griglie bonelliane.
poi sono venuti progetti legati a singoli autori: julia di berardi, gea di enoch, napoleone di ambrosini, magico vento...
poi sono arrivate le miniserie: brad barron, volto nascosto, caravan, e ora è la volta di greystorm.
che passo in avanti fa fare alla bonelli una serie come greystorm?
fondamentalmente greystorm è un romanzo - disegnato - a puntate. di greystorm non si può leggere un numero (anche se è una lettura accessibilissima): per sapere l'inizio e la fine bisogna leggerseli tutti.
si tratta di una bella lettura, a mio avviso. il primo episodio non è rappresentativo, serve solo come preludio alla vicenda che per il resto, dopo un inizio avventuroso ed "esplorativo" quasi alla jules verne, scivola in modo abbastanza inatteso verso la cronaca di un conflitto devastante, in cui in palio c'è il futuro dell'umanità.
greystorm è un villain, come direbbero gli americani. non è buono, lo si capisce dal primo numero. e non è nemmeno uno scienziato pazzo, perché la pazzia potrebbe quasi giustificare le sue azioni. greystorm è un uomo ossessionato dalla vendetta e dall'egocentrismo. questo è il motore di tutta la storia, che viene narrata da diverse angolazioni, da quella del malvagio inventore, a quella dell'amico mecenate, a quella dei figli del migliore amico divenuto ormai nemico da abbattere, a quella di coloro che di volta in volta nel corso degli undici numeri si trovano ad essere coinvolti nella guerra per il controllo della razza umana.
niente male anche i disegni, opera di vari autori che riescono a dare uniformità ai propri stili e a creare un flusso unico di disegni per tutta la durata della storia: d'altronde gli albetti di greystorm non sono episodi, ma capitoli di un unico romanzo.
la valutazione non potrebbe essere migliore, tenuto conto del fatto che di fumetto bonelli stiamo parlando. lettura di pura evasione, divertente e leggera, ma fatta bene. probabilmente il miglior lavoro della carriera di antonio serra.
ah, per la cronaca: la miniserie è divisa in dodici numeri, ma la storia occupa solo i primi undici. il dodicesimo albo (di lunghezza doppia) fornirà un dietro le quinte alla lavorazione della serie, e tre storie che andranno a spiegare alcuni punti rimasti oscuri nel corso della saga: anche questa, nel suo piccolo, è una rivoluzione del made in bonelli.

il giudizio del nerd: #### (su cinque)

e ora vado a leggere new mutants forever, la miniserie che svelerà finalmente al mondo cosa sarebbe successo ai nuovi mutanti se...
nooooo bastaaaaaaa.
ma è così: cosa sarebbe successo se...
...nel 1986 claremont non avesse lasciato la direzione della serie a favore di louise simonson. giuro, è tutto vero. queste testate esistono, qualcuno ha deciso di pubblicarle.

mi fiondo a leggerla.

next: altri zombie, ma americani! e forse, ma forse, qualcosa di completamente nuovo: il wonder boy del fumetto seriale americano, john hickman, sui fantastici 4. ne vedremo delle belle!

giovedì 19 agosto 2010

il post dell'anno! mutanti alla ribalta! zombies dagli occhi a mandorla assassini!!

dove eravamo rimasti?
da un pò di tempo ho scoperto di essere diventato un lettore di fumetti borghese.
non leggo niente, tranne qualche bonelli.
ma dio ha inventato le ferie, e con esse il tempo libero: e allora rieccomi, reduce da un tuffo nostalgico e salutare nel mondo del fumetto seriale americano: sì, quello che richiede tempo, attenzione e memoria; sì, lo stesso che frequentavo anni fa quando mi ritenevo un appassionato di fumetti; sì, lo stesso che dà una rinfrescata alla mia nerditudine e mi fa venire voglia di aggiornare questo blog, invero un pò polveroso, perché nel frattempo molti suoi creatori si sono dedicati a cose più importanti.

dove andiamo?
continueremo con le solite vecchie recensioni, sale della vita! ma riprenderò, almeno per quello che mi riguarda, le mie vecchie rubriche, aggiungendo qualche nuova idea: le recensioni non politicamente corrette, l'angolo della malvagità e anche (forse) le origini segrete, in cui parleremo del perché certi autori di fumetti vanno in giro a fare danni invece che darsi, che so, all'ippica.

quanto andremo avanti?
una settimana o poco più, perché poi le ferie finiscono e riprenderò ad essere un lettore casuale,distratto, borghese. ma magari qualcun altro potrebbe andare avanti, chi lo sa.

[CLASSIC NERD REVIEWS] x men: second coming

tornare agli x men per me è come tornare al primo amore: quanti ricordi, ma che sofferenza rivedersi. e poi pensi: ma come avrà fatto a piacermi quella volta? cosa avevo in testa?
e in effetti, poiché nulla accade a caso, gli allegri mutanti furono i primi eroi di cui mi stancai: ho continuato a leggerli per anni chiedendomi se mi piacessero sul serio o se non fosse solo una pesante abitudine. e doveva essere giusta la seconda, se da quando ho smesso di leggerli, due anni fa, non ne ho nemmeno sentito la mancanza.
e ora mi trovo davanti agli occhi questo nuovo cross-over, che ho letto così, senza nemmeno sapere chi siano adesso gli x men e cosa abbiano fatto nel tempo in cui non li ho letti.
ma non importa: il primo impatto con questa storia, che si dipana per 14 albetti, è positivo: azione, inseguimenti, imboscate, e soprattutto una quantità incredibile di x men, manco fossero la legione dei supereroi! stupito dalla leggibilità e dalla godibilità dei primi capitoli proseguo forsennatamente la lettura, e in un'ora e un quarto ho letto tutto il cross-over.
sì, incredibile. mi è piaciuto. un cross-over, io che li ho sempre odiati.

in sostanza gli x men devono difendere una ragazzina, sopraggiunta dal futuro e scortata da cable, perché da lei dipende l'esistenza della razza mutante, in forte pericolo di estinzione.
qualcuno, qualche critico molto acuto, ha detto che la storia non è per niente originale: no, daaai. qualcuno ha detto che si basa sulla bibbia. ma và: si parla di esodo, messia, seconda venuta, che incredibile scoperta.
qualcuno altro ha detto ancora che l'evento è indebolito dai numeri centrali in cui c'è meno azione e troppi dialoghi: e questo è vero, ma sono gli x men, per dio: è normale che parlino, che litighino, che si perdano nello loro seghe mentali.
quello che questo evento ha, e che molti altri eventi simili in passato non avevano, è il ritmo: è vero che si parte in maniera vertiginosa per poi avere un rallentamento e per infine avviarsi in maniera tumultuosa alla conclusione, ma nel complesso la narrazione è ben bilanciata. bravi gli autori a coordinarsi bene, con una nota di merito particolare al duo kyle/yost di x force e al carey di x men legacy.
ma siccome è un fumetto, si deve guardare anche - o soprattutto - all'aspetto grafico, troppo spesso sottovalutato nelle recensioni: e qui non tutto fila liscio. i disegnatori ci sanno fare, nessuno dei quattro/cinque che si alternano lungo il cross-over è troppo malaccio.
ma basta! basta, per tutto ciò che è sacro! basta con lo stile dipinto/realistico/fotografico. bastaaaaa. choi, land e quell'altro di new mutants che manco mi ricordo come si chiama insistono a "dipingere" piuttosto che a disegnare. tanto che nell'epilogo,le dieci pagine disegnate da essad ribic portano freschezza perchè, per l'appunto, sono disegnate. e colorate come disegni. l'unico altro che disegna è terry dodson, ma non sembra particolarmente in vena.
sia maledetto alex ross e tutti gli altri che gli sono andati dietro.
tirando le somme, si direbbe che è una storia ben riuscita, che al di là dell'aspetto grafico appena evidenziato si fa leggere con piacere, e che soprattutto lascia, alla fine dell'ultima pagina dell'epilogo, la voglia di sapere cosa succederà adesso. non male, per gli x men.

il giudizio del nerd: ### e 1/2 (su cinque)
i cancelletti, inutile tasto che alberga su qualsiasi tastiera da anni, sono ora promossi - per mancanza di alternative - al rango di criterio di valutazione del nerd.

[ANIME CORNER]: highschool of the dead
gli zombi son tornati, e gli umani sopravissuti fuggono e si difendono. ma lo fanno con stile.

...che fa, la ragazza qui sopra?

ma è ovvio, no? si sta difendendo dall'attacco di uno zombie.
ed è proprio questo il succo di highschool of the dead, anime appena iniziato in giappone, trasposizione animata di un manga di successo, curato per la tv dagli studi mad house: gli zombie si moltiplicano, sono feroci, sono dappertutto, soprattutto a scuola. e allora un manipolo di studenti che la sanno lunga cerca di fuggire dall'istituto per scoprire se c'è ancora una parvenza di civiltà in giro.
la storia, pur piena dei soliti cliché, decolla bene fin dal primo episodio grazie ad un copione molto ben scandito che così si può riassumere: due personaggi si fermano, parlano di come la situazione sia disperata, lei si mette a posto le mutandine e diventa rossa in viso, lui la contempla e le si avvicina, e d'improvviso arriva uno zombie che li interrompe. botte, sangue, fuga e poi nuova fermata a riflettere su quanto la situazione sia disperata e quanto le mutandine e i reggiseni siano evidentemente inadeguati alla lotta contro i morti viventi.
sembra una presa in giro, eh? ma funziona, perbacco. si segue tutto con piacere, complice una ottima realizzazione tecnica e un ritmo sempre incalzante.
i personaggi sono appena abbozzati, le protagoniste sono caratterizzate dalla loro (assenza di) lingerie, ma quasi non ci si fa caso perché si attende il prossimo bagno di sangue: le scene di violenza sono piuttosto forti e si mescolano bene nel cocktail: del resto sesso e sangue vanno da sempre d'accordo.
da seguire fino alla tredicesima puntata. e occhio, non è un anime politically correct.

il giudizio del nerd: #### (su cinque)

[NEXT ON NERDITUDINE]: il meraviglioso mondo di Greystorm, un ricordo di All American Comics, e Weezie su X Factor Forever. Il debutto delle recensioni non politicamente corrette, e il ritorno di Make Mine Marvel!

venerdì 27 marzo 2009

Quasi quasi mi sbattezzo


Quando venni a sapere che gli esimi Lise und Talami avrebbero pubblicato per la Becco Giallo un fumetto sullo sbattezzo, rimasi un po' deluso: ma come, e l'immaginifica saga di Edgar J. Tuna? Perché non quella, o un'altra loro produzione affine? Confesso quindi che un paio di giorni or sono ho preso in mano questo "Quasi quasi mi sbattezzo - Diario di un apostata" non dico con ritrosia, ma con qualcosa nel cervello che comunque mi girava, e diceva: "Sì, ok, peccato però che non si tratti di altro". E fortunatamente sono stato smentito come un carciofo (i carciofi non mi piacciono, infatti), dal momento che l'opera non è una semplice denuncia attualistica, come avevo paventato, ma è un'ottima ricomposizione di esperienze private, storia pubblica (e religiosa), e arte del raccontare, il tutto espresso nel solito stile, visionariamente rigorosissimo, del mirabile duo.

"Quasi quasi mi sbattezzo" è prima di tutto un fumetto di formazione, la storia (o, meglio, il diario) di una presa di coscienza operata da Beto, il protagonista alter-ego di Talami, che viene a configurarsi tramite una messa in discussione progressiva, a più livelli, del milieu socio-culturale in cui ci si trova. Utilizzo il termine "di formazione" pensando più all'Entwicklungsroman che non al Bildungsroman (anche se, per spiazzare un po' se stesso e il lettore, a un certo punto Beto esclama: "Sto vivendo la mia prima crisi adolescenziale!" (a trent'anni e passa)), dal momento che il fumetto racconta non tanto la formazione di una giovane mente a contatto con il mondo esterno (pur se nelle prime pagine c'è comunque qualcosa del genere), ma lo sviluppo di questa da uno stato ad un altro, in rapporto sempre con ciò che possiamo definire "mondo". In questa struttura, l'elemento di fondo che tiene insieme il tutto, e che erroneamente avevo pensato potesse menomare il fumetto, risulta essere uno dei tabù più inconsci e persistenti della società italiana, ovvero quello status di "battezzati" che rende la maggior parte di noi degli inconsapevoli sudditi vaticani. E' proprio qui che "Quasi quasi mi sbattezzo" si manifesta come il resoconto di una scelta di coscienza - un resoconto realistico, ironico (con forti dosi anche di "auto-"), incalzante e profondamente sincero.

Il rapporto, a volte scontro, molto più spesso confronto continuamente fuorviato e rimosso (grandiose, a questo proposito, le pagine sulle reazioni degli amici, così come la maschera dello Sbattezzatore - è proprio in queste sezioni che risalta come non mai la natura di tabù storico-sociale del battesimo), è fra individuo e mondo esterno, fra coscienza individuale e libertà private vs. strutture sociali e di potere pubbliche (un "pubblico" che nel corso del fumetto si presenta in tutte le proprie multiformi declinazioni: dalla propria cerchia famigliare, al circolo degli amici, alla stampa e politica italiana, alla religione etc). Al tempo stesso, i piani del racconto sono plurimi e magnificamente incastrati fra di loro: il discorso storico si intreccia a quello culturale, così come quello metaforico-immaginativo (la storia di Frolix) trova il proprio contrappeso nella parte documentativa (gli excursus, i documenti, i siti, le note e il canone steso da Beto - tutti materiali che vengono presentati all'interno del racconto come parte integrante dello stesso, e non al di fuori di esso come semplici elementi paratestuali). Interessante poi notare anche come vengono utilizzati e rappresentati i media e i mezzi di comunicazione: megafono, televisione, radio, internet, posta etc (ma qui ci starebbe una recensione nella recensione, e magari la faccio un'altra volta).

I disegni di Talami, che a prima vista possono sembrare eccessivamente iconici e sintetici, danno al tutto un sapore al contempo straniante quanto famigliare. Basta poco, poi, per accorgersi come all'autore basti l'applicazione di un retino, un tratteggio, un sopracciglio per delineare un carattere, una reazione, o un'intera situazione.

Lise, ai testi, è come al solito di un'eleganza millimetricamente precisa e spietata, e crea una ferrea rete intratestuale nella quale riesce a far convivere registri diversissimi fra di loro (una gamma che spazia, tanto per capirci, da esposizioni storico-documentaristiche a dialoghi alla Monty Python), facendo risultare il tutto molto schietto e sottile al tempo stesso.
La dinamica d'insieme, sia a livello grafico che semantico, è fluida e ineccepile.

mercoledì 21 gennaio 2009

I have a bad feeling about this

Tutto mi sarei aspettato, ma mai di essere spoilerato da una pubblicità di action figures.

AVVERTENZA SPOILER
se non volete sapere nulla dell'imminente Blackest Night della DC, non cliccate su questo link

venerdì 9 gennaio 2009

THE CEREBUS COMPANION
_2



Così succede questa cosa: che io pubblico il primo installamento di Cerebus Companion il sei gennaio, dopo abbastanza veloci ponderazioni; e oggi, nove gennaio, l'ottimo castoroil mi segnala questo: cereblog. Che è praticamente la stessa cosa: un equivalente americano, solo iniziato il sette!, di gennaio: ha ha, come direbbe l'ottimo Sim. Dopo un minimo di blando scoramento, del tipo Ma allora dov'è l'individualità d'ognun di noi, ho pensato che comunque io stimo questo posto, l'ottimo - anch'esso - nerditudine, e quindi mi pregio di donare questa preziosità ai miei ospiti [forse alberto e gualtiero la gradiranno di più, ma anche il castoroil, ch'è un erudito del fumetto, apprezzerà] e di continuar nell'impresa. Ecco qua: un costume da Cerebus che appare nel mezzo di una festa in maschera, nel mezzo - quasi all'inizio, in realtà - di Batman: haunted knight, di Loeb e Sale.

Vicino nientemeno che a Milk e Cheese. [e comunque, noi di nerditudine si vantano i commenti del mangoforo Marco, eh]

Cerebus no.2, febbraio '78 - Captive in Boreala

Cerebus ancora pienamente fantasy, con ancora la proboscide un po' bizzarra e variabile, le pomposétte frasi che descrivono l'azione, gli stilemi del caso: Cerebus assieme a dei mercenari subisce un'imboscata e resta l'unico sopravvissuto; si guadagna "a duello" un posto tra nuovi, altri soldati; durante una marcia alcuni guerrieri magici fanno grande massacro, Cerebus ne scampa ma finisce sottoterra, dove tenta di trafugare l'Occhio di Terim [prendere nota: appare il nome di Terim: ancora spoglio, però, delle implicazioni micidiali che avrà più avanti]; Cerebus sfugge alla suzione della sua anima da parte di un Succubus, precipita nel vuoto e nel nero e si ritrova in superficie: sotto le stelle, di tra la neve, guerrieri morti e scheletri. Cerebus si incammina verso il porto più vicino, con l'intenzione di farsi una dozzina di birre e di dare la stura ad altrettante risse, prima che un'altra luna sia salita in cielo! [punto esclamativo del'Autore].
Prendere nota anche di questo: compaiono i primi, timidi segni dello humour simiano: vedi sotto Cerebus e le questioni d'altezza durante i combattimenti tradizionali: