giovedì 3 luglio 2008

Tengen Toppa Gurren Lagann

La Gainax c'aveva già provato con 'sta storia della rivisitazione roboante dei generi, tramite quell'altalenante Abenobashi in cui ogni puntata era dedicata a un genere specifico, il tutto tenuto insieme da una premessa (rivelata a posteriori) piuttosto fastidiosa (soprattutto nel modo in cui veniva rivelata). Alla fine Abenobashi risultava così più che altro una galleria per intenditori, o, meglio, per otaku pronti lì con il fermo immagine a beccare ogni ammiccatina che gli sceneggiatori buttavano dentro. Diverse puntate, prese singolarmente, non erano però affatto male, e la stessa cosa deve essere apparsa evidente anche a quelle sagome della Gainax, che si saranno probabilmente poste la domanda che ogni spettattore assennato s'era fatto: perché non prendere un solo genere e sviscerarlo fino in fondo?
La risposta è stata Tengen Toppa Gurren Lagann, ovvero una cavalcata inesausta e parossistica attraverso una moltitudine devastante dei più biechi stereotipi del genere mecha-sci-fi-utopico-futuristico. Gurren Lagann infatti salta subito agli occhi grazie a un dispiegamento maestoso, sia a livello narrativo che visivo, di una quantità di stereotipi classici, moderni e contemporanei che ha dell'incredibile: le citazioni, le strizzatone d'occhio, le copie carbone di scene famose tratte da altri anime del genere (Evangelion? C'è. Zambot? C'è. Daitarn III? Non ne parliamo. Rocky Joe? Sì, c'è pure quello, in sovrappiù - e avanti così) non riescono neppure a contarsi, dal momento che costituiscono l'ossatura stessa, la muscolatura e l'imbellettamento dell'anime.
Il cartone non lascia respiro, ogni puntata (con una o due eccezioni, oltre alla classica puntata riassuntiva) è un avvicendarsi strepitante di angolature improbabili e dialoghi ben al di sopra di ogni riga; le accortezze furbe, poi, si sprecano, dagli occhiali di Kamina, alla sigla che cambia al cambiare del cast, dalla tipizzazione di alcuni personaggi, fino al sovvertimento tanto ironico quanto efficace di alcune relazioni.
Il risultato finale è un rimpastone di una goduria assoluta, un guazzabuglio consapevole, né denigratorio né goffo, bensì rivitalizzante, nel quale sono stati fusi tutti i fondamentali del genere, con qualche punta non consolatoria a rendere più efficacemente post-moderno il tutto (e un colpo di scena all'ottava puntata che potrebbe sembrare un autentico suicidio narrativo, e invece non è altro che l'ennesima ritriturazione ben giocata).
Tengen Toppa Gurren Lagann: uno sbrego.
(quando vedrete due corazzate interstellari attaccarsi lanciandosi addosso intere galassie, ecco, allora capirete davvero questo cartone)