mercoledì 11 giugno 2008

Iron Man: Director of S.H.I.E.L.D. #15-28

HAUNTED
fin da piccolo il mio eroe preferito della marvel è sempre stato iron man.
e ora che tony stark è praticamente il personaggio principale del marvel universe (si contende il record di apparizioni simultanee in più testate con wolverine...) non riesco a godermi il momento: dopo civil war è stato dipinto - soprattutto da bendis, il re della superficialità - come un nazista, un oppressore, l'uccisore di capitan america.
[e a proposito. aprirei una parentesi sulle gesta di steve rogers: tutto 'sto casino per l'atto di registrazione dei supereroi... d'accordo, lui incarna il sogno americano e chiaramente non può che opporsi ad una misura liberticida. ok. ma dove cazzo stava il buon cap quando i mutanti venivano sterminati, recintati e se ne proponeva la registrazione? (claremont ci ha basato lo stipendio di 16 anni, su sta cosa) non sarà che rogers era un razzista che odiava i mutanti? no, dai: più probabilmente era uno skrull.]
ma torniamo al vecchio testa-di-ferro: ora che sta su tutte le testate marvel (e su quasi tutte appare come cattivone, a differenza - per esempio - di reed richards, altro noto collaborazionista del regime che però fa sempre la sua bella figura perché ha una famiglia) bisogna avere tanto, ma proprio tanto culo per trovare una storia che lo riguardi e che non sia banale.
fortuna che ci sono i knauf: la coppia di scrittori (padre e figlio) chiamata a sostituire warren ellis dopo la saga "extremis" si diverte a utilizzare tutti gli spunti passati e presenti possibili (la direzione dello shield post civil war, il virus extremis e le relative potenzialità, il mandarino) per narrare la migliore storia di iron man da molto tempo a questa parte.
"haunted" ci presenta tony stark alle prese coi sensi di colpa,col parziale fallimento dell'iniziativa e con le difficoltà dell'essere a capo dello shield, ma soprattutto ci consegna la versione aggiornata e definitiva del mandarino, il villain per eccellenza della serie. a un certo punto sembra incredibile come tutte questi elementi riescano a convivere nella stessa storia, ma ai knauf non mancano le capacità di raccontare una vicenda di spionaggio (e molti in usa accostano questo ciclo al cap brubakeriano) né quelle necessarie per inscenare una slugfest di tutto rispetto (cfr. l'eccellente iron man #26). oltretutto, i convincenti disegni di rob della torre rendono il tutto ancora più piacevole.
non resta che sperare che questo team di autori continui a lungo a scrivere la serie, almeno finché resisterà: presto quesada sceglierà quale tra le due testate di iron man dovrà essere chiusa, e non ci sono dubbi che a chiudere sarà questa...

ah già: tony utilizza un paio di vecchie armature, nel corso della serie: che emozione, l'armatura d'argento degli anni '80!

domenica 1 giugno 2008

Final Crisis #1

Adesso non vorrei fare la figura dello stracciacazzi puntiglioso, ma questo Final Crisis #1 non è che mi sia garbato parecchio. Oh, intendiamoci, ci sono un sacco di buone cose: Morrison becca subito ogni personaggio presentato - roba da non poco, considerandone il numero e la varietà in gioco - e come suo solito condisce il tutto con variegate citazioni sempre ben addentellate nell'impianto narrativo e visivo. Ci sono però anche un discreto numero di piccole delusioni (Martian Manhunter liquidato nel giro di due vignette, Superman e Batman presenti solo in un paio di tavole, tutto il pippone sul "Dark Side Club" che viene tirato davvero troppo per le lunghe) che lasciano abbastanza perplessi e con l'amaro in bocca.
A parte l'incipit folgorante (Metron che dona il fuoco all'umanità è davvero una bella trovata), più che un inizio questo Final Crisis #1 sembra un buon numero di raccordo - raccordo però con quel mucchio di immondizia che è stato Countdown; si intuiscono una coesione sotterranea e un respiro ampio, ma manca quasi del tutto quella pura potenza da "evento spaccauniverso" che uno si aspetterebbe da un fumetto del genere.
Comunque sia una grossa consolazione è il lavoro di Jones ai disegni, che imbastisce un ottimo e incredibilmente vario apparato visivo, dall'interpretazione dei singoli personaggi agli sfondi impiegati.