venerdì 27 marzo 2009

Quasi quasi mi sbattezzo


Quando venni a sapere che gli esimi Lise und Talami avrebbero pubblicato per la Becco Giallo un fumetto sullo sbattezzo, rimasi un po' deluso: ma come, e l'immaginifica saga di Edgar J. Tuna? Perché non quella, o un'altra loro produzione affine? Confesso quindi che un paio di giorni or sono ho preso in mano questo "Quasi quasi mi sbattezzo - Diario di un apostata" non dico con ritrosia, ma con qualcosa nel cervello che comunque mi girava, e diceva: "Sì, ok, peccato però che non si tratti di altro". E fortunatamente sono stato smentito come un carciofo (i carciofi non mi piacciono, infatti), dal momento che l'opera non è una semplice denuncia attualistica, come avevo paventato, ma è un'ottima ricomposizione di esperienze private, storia pubblica (e religiosa), e arte del raccontare, il tutto espresso nel solito stile, visionariamente rigorosissimo, del mirabile duo.

"Quasi quasi mi sbattezzo" è prima di tutto un fumetto di formazione, la storia (o, meglio, il diario) di una presa di coscienza operata da Beto, il protagonista alter-ego di Talami, che viene a configurarsi tramite una messa in discussione progressiva, a più livelli, del milieu socio-culturale in cui ci si trova. Utilizzo il termine "di formazione" pensando più all'Entwicklungsroman che non al Bildungsroman (anche se, per spiazzare un po' se stesso e il lettore, a un certo punto Beto esclama: "Sto vivendo la mia prima crisi adolescenziale!" (a trent'anni e passa)), dal momento che il fumetto racconta non tanto la formazione di una giovane mente a contatto con il mondo esterno (pur se nelle prime pagine c'è comunque qualcosa del genere), ma lo sviluppo di questa da uno stato ad un altro, in rapporto sempre con ciò che possiamo definire "mondo". In questa struttura, l'elemento di fondo che tiene insieme il tutto, e che erroneamente avevo pensato potesse menomare il fumetto, risulta essere uno dei tabù più inconsci e persistenti della società italiana, ovvero quello status di "battezzati" che rende la maggior parte di noi degli inconsapevoli sudditi vaticani. E' proprio qui che "Quasi quasi mi sbattezzo" si manifesta come il resoconto di una scelta di coscienza - un resoconto realistico, ironico (con forti dosi anche di "auto-"), incalzante e profondamente sincero.

Il rapporto, a volte scontro, molto più spesso confronto continuamente fuorviato e rimosso (grandiose, a questo proposito, le pagine sulle reazioni degli amici, così come la maschera dello Sbattezzatore - è proprio in queste sezioni che risalta come non mai la natura di tabù storico-sociale del battesimo), è fra individuo e mondo esterno, fra coscienza individuale e libertà private vs. strutture sociali e di potere pubbliche (un "pubblico" che nel corso del fumetto si presenta in tutte le proprie multiformi declinazioni: dalla propria cerchia famigliare, al circolo degli amici, alla stampa e politica italiana, alla religione etc). Al tempo stesso, i piani del racconto sono plurimi e magnificamente incastrati fra di loro: il discorso storico si intreccia a quello culturale, così come quello metaforico-immaginativo (la storia di Frolix) trova il proprio contrappeso nella parte documentativa (gli excursus, i documenti, i siti, le note e il canone steso da Beto - tutti materiali che vengono presentati all'interno del racconto come parte integrante dello stesso, e non al di fuori di esso come semplici elementi paratestuali). Interessante poi notare anche come vengono utilizzati e rappresentati i media e i mezzi di comunicazione: megafono, televisione, radio, internet, posta etc (ma qui ci starebbe una recensione nella recensione, e magari la faccio un'altra volta).

I disegni di Talami, che a prima vista possono sembrare eccessivamente iconici e sintetici, danno al tutto un sapore al contempo straniante quanto famigliare. Basta poco, poi, per accorgersi come all'autore basti l'applicazione di un retino, un tratteggio, un sopracciglio per delineare un carattere, una reazione, o un'intera situazione.

Lise, ai testi, è come al solito di un'eleganza millimetricamente precisa e spietata, e crea una ferrea rete intratestuale nella quale riesce a far convivere registri diversissimi fra di loro (una gamma che spazia, tanto per capirci, da esposizioni storico-documentaristiche a dialoghi alla Monty Python), facendo risultare il tutto molto schietto e sottile al tempo stesso.
La dinamica d'insieme, sia a livello grafico che semantico, è fluida e ineccepile.

mercoledì 21 gennaio 2009

I have a bad feeling about this

Tutto mi sarei aspettato, ma mai di essere spoilerato da una pubblicità di action figures.

AVVERTENZA SPOILER
se non volete sapere nulla dell'imminente Blackest Night della DC, non cliccate su questo link

venerdì 9 gennaio 2009

THE CEREBUS COMPANION
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Così succede questa cosa: che io pubblico il primo installamento di Cerebus Companion il sei gennaio, dopo abbastanza veloci ponderazioni; e oggi, nove gennaio, l'ottimo castoroil mi segnala questo: cereblog. Che è praticamente la stessa cosa: un equivalente americano, solo iniziato il sette!, di gennaio: ha ha, come direbbe l'ottimo Sim. Dopo un minimo di blando scoramento, del tipo Ma allora dov'è l'individualità d'ognun di noi, ho pensato che comunque io stimo questo posto, l'ottimo - anch'esso - nerditudine, e quindi mi pregio di donare questa preziosità ai miei ospiti [forse alberto e gualtiero la gradiranno di più, ma anche il castoroil, ch'è un erudito del fumetto, apprezzerà] e di continuar nell'impresa. Ecco qua: un costume da Cerebus che appare nel mezzo di una festa in maschera, nel mezzo - quasi all'inizio, in realtà - di Batman: haunted knight, di Loeb e Sale.

Vicino nientemeno che a Milk e Cheese. [e comunque, noi di nerditudine si vantano i commenti del mangoforo Marco, eh]

Cerebus no.2, febbraio '78 - Captive in Boreala

Cerebus ancora pienamente fantasy, con ancora la proboscide un po' bizzarra e variabile, le pomposétte frasi che descrivono l'azione, gli stilemi del caso: Cerebus assieme a dei mercenari subisce un'imboscata e resta l'unico sopravvissuto; si guadagna "a duello" un posto tra nuovi, altri soldati; durante una marcia alcuni guerrieri magici fanno grande massacro, Cerebus ne scampa ma finisce sottoterra, dove tenta di trafugare l'Occhio di Terim [prendere nota: appare il nome di Terim: ancora spoglio, però, delle implicazioni micidiali che avrà più avanti]; Cerebus sfugge alla suzione della sua anima da parte di un Succubus, precipita nel vuoto e nel nero e si ritrova in superficie: sotto le stelle, di tra la neve, guerrieri morti e scheletri. Cerebus si incammina verso il porto più vicino, con l'intenzione di farsi una dozzina di birre e di dare la stura ad altrettante risse, prima che un'altra luna sia salita in cielo! [punto esclamativo del'Autore].
Prendere nota anche di questo: compaiono i primi, timidi segni dello humour simiano: vedi sotto Cerebus e le questioni d'altezza durante i combattimenti tradizionali:


martedì 6 gennaio 2009

THE CEREBUS COMPANION, 1

Cari concittadini,

lo staff di Nerditudine è orgogliosa di presentare una nuova e flamboiante rubrica: il
Cerebus Companion!

Inutile introdurre Cerebus. Chi lo conosce sa di cosa parliamo, chi non lo conosce imparerà a conoscerlo attraverso le bizzarre descrizioni del nostro nuovo nonchè sgamatissimo redattore. Finalmente anche in Italia si potrà leggere (in qualche modo) la serie americana che più di tutte si configura come serie di culto e allo stesso tempo nerdivora, farragginosa, claudicantemente slimegosa. E questo senza infrangere la legge sul copyright.
Con questa iniziativa Nerditudine tenta inoltre il colpo gobbo di avere più redattori che lettori, al motto di "Sono più quelli che la fanno, che quelli che la leggono": perciò si accettano candidature, rubriche o semplici boutade. In particolare, per raggiungere l'obbiettivo - oltre a pregare Marco di entrare nello staff con la sua preziosa competenza mangofora - abbiamo bisogno di redattori che NON leggano gli articoli scritti dagli altri. Il che è, naturalmente, un obbiettivo di difficile conseguimento, soprattutto se si cerca di ottenerlo attraverso i post...
Ma mi sto incartando.

Lasciamo spazio al Cerebus Companion: appena nato e già in grado di suscitare assuefazione!

castoroil

*** 

e quindi!, neghittoso vi presenta:

THE CEREBUS COMPANION
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Non leggo fumetti, se non sporadici: qualche graphic novel, qualche striscia e qualche vignetta, sempre però in forma di raccolta; odia i manga; normalmente il mio fabbisogno annuo di fumetti è soddisfatto durante la settimana scarsa di Lucca Comics, con estrazioni più o meno casuali dalle pile di acquisti dei suoi amici, loro sì, fumettari. Le uniche "serie" che ho letto con gusto sono state Transmetropolitan di Warren Ellis e Milk & Cheese di Evan Dorkin. E Cerebus. Insomma, i fumetti non sono la mia cup-of-tea. Non sono nemmeno sicuro di tipologie, definizioni e nomenclatura. Sono insomma la persona adatta ad una recensione numero-per-numero di Cerebus.

Cerebus è un fumetto indipendente. E' una serie conclusa: 300 numeri, bimensili prima, mensili poi: dal dicembre 1977 al marzo 2004. E' la più lunga serie in lingua inglese realizzata da un unico team creativo: a Dave Sim, l'autore, si affiancherà in corso d'opera Gerhard, il fido scenografo. Cerebus inizia, mi si dice, come una parodia dei fumetti fantasy, alla Conan; poi - ed in brevissimo tempo - diventa tutt'altro. Con i fascicoli originali alla mano possiamo assistere con agio, lungo la serie e in parallelo alla storia, all'evoluzione [involuzione? declino? crollo?] della mente di Sim; storia nella storia eccetera. Cerebus ha anche un ruolo fondamentale nelle vicende del fumetto autoprodotto [more on this, later].

Cerebus è un aardvark [un oritteropo, earth-pig o maiale di terra, Orycteropus afer per i linneiani] grigio e peloso, antropomorfo e bipede, misantropo, amorale, ubriacone, avido e bastardissimo. Un personaggio stracazzuto, infilato in un mondo fantasy a dimensione principalmente umana [more on this: esatto, avete capito].

Cerebus No.1, dicembre '77 - gennaio '78

Il primo numero è quindi, a tutti gli effetti, una storiella fantasy di tutta modestia: con l'arrivo a cavallo e la taverna, il mercenariato e la magia, il gioiello da ritrovare e scheletri animati, mostri d'incantesimo e un negromante vecchio di secoli: una cascata di loti allucinogeni a sua difesa, e Il Nostro che esclama: "Se Cerebus deve essere sconfitto, che sia per spada o necromanzia... non per dannate petunie*".

Le ruote sono ben lungi dall'ingranare: il tratto è ancora goffo, Cerebus ha un proboscidone di lunghezza variabile a seconda della prospettiva, il lettering è "normale" e sciatto, i dialoghi sono decisamente cheesy, pomposétti e stereotipati. Ma basta pazientare: davvero poco...

* e a proposito di petunie, se ne vedranno delle belle.

domenica 4 gennaio 2009

IRON POST!

oggi una recensione oldstyle e l'inizio di make mine marvel, in cui si indaga sulle storie, i personaggi e le testate che hanno segnato la vita di un lettore marvel degli anni 80.

[CLASSIC REVIEWS] invincible iron man 1-6 by matt fraction & salvador larroca
hey, è la terza volta che mi trovo a scrivere qualcosa su iron man, e ogni volta a proposito di una serie diversa: dopo legacy of doom e il bellissimo ciclo haunted su director of shield, stavolta tocca alla nuova collana "invincible iron man".
c'era davvero bisogno di una nuova serie?
no, visto che ce n'era già un'altra e il personaggio di tony stark non regge più di un mensile (e infatti la "vecchia" testata ha appena chiuso i battenti).
sì, se si considera che quando esce un film è necessario far partire almeno un nuovo # 1.
questo è stato da solo sufficiente a farmi partire prevenuto contro la nuova serie di matt fraction e sal larroca. meglio così, perché oltre al piacere di leggere una bella storia, ho avuto il doppio piacere di essermi anche dovuto ricredere.
grazie a matt fraction. il merito è suo: il numero di cose che è riuscito ad ottenere nei primi sei numeri della collana è notevole: ha saputo scrivere una trama perfetta per chi ha visto solo il film (il nemico è il figlio di obadiah stane, quello del film, e la storia potrebbe essere benissimo un sequel del movie), ha saputo fare riferimenti al passato e alla continuity del personaggio (da pepper -comunque presente anche nel film- a extremis, all' A.I.M., al ruolo di stark come capo dello shield, all'alcolismo) e ha raccontato anche un bel combattimento tra uomini in armatura.
in pratica ha capitalizzato tutto ciò che può rendere cool iron man e ci ha imbastito sopra una storia piuttosto originale, che probabilmente darà luogo a conseguenze durature nella saga del personaggio. soprattutto - incredibile a dirsi - questi sei numeri raccontano una storia densa e non una delle solite brodaglie allungate al solo scopo di raggiungere un numero di pagine sufficiente per farci un paperback.
i disegni non sono facilmente inquadrabili: larroca è riuscito a migliorarsi nello storytelling, tradizionalmente suo punto debole, ma in compenso è diventato totalmente incapace di disegnare i volti, che sembrano di plastica. e lo stile dei colori non aiuta, purtroppo. le scene in armatura, invece, sono molto ben realizzate, a conferma del fatto che lo spagnolo si trova sempre a suo agio col mecha design.
nei prossimi numeri, dopo un epilogo con spiderman in qualità di ospite d'onore, partirà una nuova saga che vedrà il vecchio testadiferro (privo ormai dei poteri forniti dal virus extremis e alle prese con un'armatura ormai troppo tecnologica da gestire) nei panni di ricercato dal nuovo governo mondiale del marvel universe. staremo a vedere, ma penso ci sarà da divertirsi.

[MAKE MINE MARVEL]: iron man by play press


iron man è il personaggio marvel a cui sono legato di più: da piccolo vedevo il suo cartone animato, e mi piaceva il fatto che avesse un'armatura. così, quando mi sono avvicinato ai fumetti marvel, mi è sembrato logico cominciare dalla testata play press dedicata a tony stark.
che testata: iron man, lo squadrone supremo e anche nick fury. praticamente tutti personaggi che non c'entravano niente l'uno con l'altro... (e per trovare la retrospettiva di iron man dovevi comprare namor, e addirittura DP7...).
ma torniamo ad iron man: alle prese con una ferita da arma da fuoco (una sua ex amante ingelosita, mi pare si chiamasse bethany cabe, gli aveva sparato a bruciapelo) che lo aveva costretto su una sedia a rotelle, l'unico modo per muoversi era utilizzare l'armatura. il cast comprendeva i soliti jim rhodes (reduce dall'esperienza come sostituto di tony stark nell'armatura di iron man), happy hogan, pepper potts. iron man era, almeno in pubblico, la guardia del corpo di tony stark.
i testi, leggeri e godibili, erano di david michelinie (uno degli sceneggiatori più divertenti degli anni 80, a mio parere) e i disegni erano di mark bright, di jackson guice, di tizio e di caio, tanto il disegnatore non era importante perché le chine di bob layton (coautore delle storie con michelinie) rendevano tutti uguali. l'armatura brillava, un trademark che verrà superato solo dal grande romita jr in una sequenza di storie graficamente irripetibili che seguirono la dipartita dai testi di michelinie per lasciar spazio a byrne, appena tornato alla marvel dopo l'esperienza dc. molti considerano quelle vecchie storie di michelinie, a partire dalla saga del demone nella bottiglia che colpevolmente non ho ancora letto, la cosiddetta "silver age" del personaggio, interrotta bruscamente dall'arrivo del succitato byrne (che invero inscena una stupenda storia, la "seconda" guerra delle armature). per tornare a vedere sequenze simili bisognerà aspettare l'arrivo di len kaminski, che creerà war machine e risolverà non senza colpi di scena una volta per tutte la saga della paraplegicità facendo morire (o no?) tony stark.
poi il vuoto: una serie di storie schifose scritte da imbecilli (tipo la traversata) che hanno rovinato il personaggio prima che kurt busiek tornasse a raddrizzare la barra.
ma solo con i fratelli knauf si è tornati ai fasti di un tempo: nel frattempo sono passati quindici anni di vita reale.
come già detto la play press era in grado di inserire all'interno della testata dedicata all'uomo di ferro anche altre due serie: lo squadrone supremo e nick fury.
se sullo squadrone supremo non ho niente da dire (perché semplicemente non lo leggevo), su nick fury due cose me le ricordo: i disegni di uno sterankiano jackson guice e le storie di chichester.
se i disegni tutto sommato mi piacevano, le storie proprio non le capivo. chichester voleva scrivere delle magistrali spy-story in cui niente è come sembra, ne sono sicuro, ma io proprio non ci capivo un cazzo. guardavo i disegni e non capivo chi stava contro chi, per quale motivo si combatteva, chi era nick fury in mezzo a tutti i life model decoy inventati proprio su quella serie, e chi era il barone von strucker la cui resurrezione sembrava essere l'elemento centrale delle storie.
sfortunatamente le note di adam centerba non mi aiutavano a capire gli avvenimenti, e allora l'unica cosa era tornare alle prime 23 pagine della rivista, a rileggere la storia del mese del vendicatore dorato chiedendomi come cazzo fosse possibile far stare un'intera armatura in una ventiquattrore.

nella prossima puntata di make mine marvel l'affare si ingrossa: tocca agli x men di claremont e di scatasta (ah, non li scriveva lui? ma se conosceva le sottotrame meglio di claremont?...)

venerdì 2 gennaio 2009

L'orrore

One More Day è arrivato anche nella strip di Spidey - è la fine (essendo ancora scritta da Stan Lee, la consideravo come l'unica cosa che facesse davvero testo in termini di canone e continuità omoragneschi).